Airbnb: le novità per il post Covid-19

In molti la davano già già spacciata, assieme agli altri portali di prenotazione online che vivono grazie alle locazioni brevi. Mi riferisco al Airbnb, il famoso portale nato a San Francisco, che in questo momento di crisi del turismo mondiale si sta riorganizzando per il futuro.

Brian Chesky, amministratore delegato e co-fondatore di Airbnb è apparso in una live il 28 aprile scorso. Lo scopo di questa live (avvenuta alla mezzanotte italiana) è stata quella di fornire a proprietari, host e soggetti interessati aggiornamenti sulle nuove policy che Airbnb intende mettere in atto a partire dal mese di maggio a protezione del suo business e dei suoi utenti.

In queste settimane, infatti, Airbnb non è rimasto fermo, ma ha effettuato un’indagine interna e sessioni condotte con centinaia di host. Dai risultati sono emerse diverse domande alle quali Brian Chesky ha cercato di fornire risposta. Di seguito puoi vedere la sua live e di seguito uno sguardo alle nuove proposte di Airbnb per ripartire.

Airbnb: le proposte per salute e sicurezza

La prima mossa di Airbnb è quella legata ad assicurare maggiore sicurezza e salute. Per questo motivo è stato presentato un programma, con modalità opt-in (quindi con adesione consigliata, non obbligatoria) che prevede un blocco di 24 ore tra un check out e un check-in.

Questo programma partirà dal 15 maggio negli Stati Uniti per poi essere esteso a livello globale e prevede una maggiore visibilità sul portale per gli annunci che vorranno sposare questo specifico programma.

L’intenzione è quella di garantire maggiore sicurezza ai viaggiatori ma anche agli host. Il secondo punto importante ha riguardato le linee guida per la pulizia e la sanificazione degli alloggi, consultabili sulla pagina airbnb.com/covid.

Il programma, come detto, è opzionale, ma è chiaro che non aderire alle nuove direttive di Airbnb, all’interno della community significa una cosa sola: essere penalizzati nella ricerca e finire giù nel ranking.

Questo tipo di soluzione è sicuramente antieconomica per gli host, ma al momento non vediamo soluzioni praticabili, se non puntare su altre OTA.

Il passo compiuto da Airbnb risponde, almeno in parte, a quanto attuato dalle più grandi catene di alberghi al mondo (vedi Hilton, Marriot, Accor, ad esempio) che hanno reso pubblici i propri protocolli di sicurezza e sanificazione. Quello che si deve considerare è che le suddette catene alberghiere debbano gestire stanze per lo più uguali tra loro e che abbiano in comune quasi tutti gli standard, mentre Airbnb ha a che fare con case, alloggi, stanze sparse in tutto il mondo ognuna con il proprio stile, facilities, standard. Ognuna diversa dall’altra, insomma.

Come funziona il blocco di 24 ore tra check-out e check-in?

Il programma “Enhanced Cleaning Initiative prevede una serie di linee guida delle quali tenere conto per la pulizia dei propri alloggi tra una prenotazione e l’altra. Se si garantiscono questi standard, allora è possibile ospitare con un intervallo di 24 ore tra un cliente e l’altro.

Il protocollo risponde alle indicazioni del US Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Questo vuol dire che una volta che il programma sarà valido anche al di fuori degli Stati Uniti, verranno scavalcate (se non ignorate) le indicazioni in materia di igiene e sanificazione delle altre nazioni all’interno delle quali si trovano gli alloggi.

L’ipotesi è che, per assurdo, potremmo trovarci con linee guida da seguire, previste negli USA, ma che non corrispondono agli standard previsti in Italia (come fare?!).

Schematizzando la situazione quello che propone Airbnb è:

  • Una serie di azioni da compiere per sanificare l’alloggio secondo gli standard richiesti (con step-by-step guidelines che includono materiale di protezione e prodotti specifici per gli addetti alle pulizie e un programma di apprendimento e certificazione per coloro che aderiranno);
  •  Un periodo di 24 ore di intervallo tra una prenotazione e l’altra;
  • Un’etichetta speciale che permetta agli ospiti di identificare le proprietà che rispettano questo standard (come è stato a suo tempo per i Superhost).

Si legge sul sito di Airbnb:

The protocol will be available to all hosts and we encourage them to commit and adopt these enhanced cleaning practices (“Il protocollo sarà disponibile per tutti gli host e li invitiamo ad impegnarsi nel rispettare gli standard di pulizia”).

Tempi più lunghi per chi non applica il protocollo

Il programma è opt-in, quindi facoltativo (ma consigliato). Tuttavia Airbnb è consapevole che pulire una casa non è come pulire la stanza di un albergo, non si impiega lo stesso tempo (molti host, ad esempio, non si rivolgono a una ditta ma provvedono essi stessi all’igienizzazione dei propri spazi).

Su questo tema, sul sito di Airbnb è possibile leggere:

If hosts are unable to commit to our Cleaning Protocol, they can alternatively opt into a new feature called Booking Buffer, to create a vacancy period between stays (“Se gli host non possono soddisfare il nostro protocollo di pulizia, possono in alternativa aderire a una nuova funzionalità di Airbnb chiamata Booking Buffer e creare un periodo di blocco tra una prenotazione e l’altra”).

Questo perché si spera che nell’arco di questo lasso temporale (72 ore appunto), le superfici siano potenzialmente non più contagiose. In questo periodo di blocco forzato gli host devono comunque garantire un protocollo igienico adeguato, seguire le linee guida del CDC o altre indicazioni locali ugualmente applicabili.

Airbnb è la politica di rimborso

Il colosso di San Francisco continuerà anche a puntare sulla politica di rimborso con l’applicazione delle circostanze attenuanti. Questa possibilità di rimborso rimarrà attiva solo per coloro che hanno prenotato prima del 15 marzo 2020, e sarà cura di Airbnb aggiornare l’applicabilità mese per mese ma comunque con 30 giorni di anticipo. Per quanto riguarda il fondo di sostegno da 250 milioni dedicato agli host per le cancellazioni, Chesky ha assicurato che i pagamenti verranno completati entro il 2 maggio.

Chesky inoltre approfondito i requisiti per accedere all’analogo fondo di emergenza da 17 milioni, da destinare ai Super Host.

Il futuro dell’hospitality extralberghiera

Chesky, infine, si è poi concentrato su un’analisi sul futuro dell’hospitality extra-alberghiera. Il viaggio, per come lo conosciamo, è morto. Quello che verrà è un viaggio non più di massa, ma intimo.

Come turisti prediligeremo destinazioni remote, drive through (raggiungibili in macchina o moto). A cambiare sarà inoltre la concezione del lavoro: lo smart working comporterà soggiorni più lunghi (anche di mesi), e avremo a che fare con un target di lavoratori digitali operativi anche in vacanza.

A ripartire sarà prima il viaggio all’interno della propria nazione. Airbnb sta già notando una ripresa del mercato in Europa del nord, Australia, Austria.

Quello che, però, dobbiamo chiederci in questo periodo è se davvero per i “nuovi turisti” sarà sufficiente una targhetta per certificare la sicurezza l’igiene e la pulizia di una casa. Ed inoltre, siamo davvero sicuri che un periodo di 24 o 72 ore sia sufficiente davvero a non consentire contagi.

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