Aprire partita Iva: perché nessuno vuole farlo?

Aprire partita Iva. Tutto quello che devi sapere per avviare la tua attività rispettando la normativa fiscale evitando spiacevoli sorprese. Guida all’apertura della Partita IVA. 

La maggior parte delle persone che ci contattano per avere informazioni riguardanti l’avvio di una nuova attività, si aspettano che la stessa possa essere esercitata senza che sia necessario l’esercizio professionale con partita IVA.

Ma come sta davvero la questione? Quando è necessario aprire partita Iva e quando è possibile agire in forma privata? Ma soprattutto, perché nessuno vuole aprire partita Iva?

Vediamo di seguito di fornire una risposta chiara e definitiva a queste domande.

Aprire partita Iva: i falsi miti del web

Se cerchi su Google le parole “aprire partita Iva“, i risultati che vengono fuori sono i più disparati e arrivano tutti da fonti diverse.

Ora, il problema di Google è che ordina tutti i risultati (Serp) in base alle sue caratteristiche, ma non tiene in considerazione l’autorevolezza di chi scrive. Voglio dire, anche il più competente dei fiscalisti, se non sa scrivere per il Web non avrebbe mai un articolo letto su internet.

Per questo motivo in prima pagina spesso finiscono per arrivare articoli scritti da personaggi non meglio noti o identificati che si spacciano per esperti del mondo fiscale. Magari soltanto perché il loro articolo è ottimo sotto il profilo SEO, ma non da un punto di vista di contenuto (fiscale).

Il risultato?

Negli ultimi anni si è diffuso il mito che è possibile esercitare attività professionali e commerciali, senza aprire partita IVA, a patto di restare al di sotto dei € 5.000 annui.

Niente di più falso!

Quando è indispensabile aprire partita Iva?

La partita IVA è uno strumento a disposizione del contribuente per dichiarare i guadagni che derivano da un’attività.

Affinché si renda obbligatoria la partita IVA è necessario che l’attività sia esercitata in forma autonoma, senza eterodeterminazione altrui. In pratica, affinché vi sia attività autonoma è necessario che vi sia autonomia nel raggiungimento di un risultato chiesto da un soggetto committente.

Ora, questa attività, può essere un’attività di lavoro autonomo, quando la predominanza del lavoro svolto ha carattere intellettivo (notai, medici, architetti, consulenti del lavoro, etc). Oppure un’attività di tipo artigianale (se si realizzano oggetti con le proprie mani, e non in serie), o commerciale, quando si acquista per poi rivendere.

Queste attività quando vengono esercitate in modo abituale, ancorché non esclusivo, nel tempo necessitano di essere effettuate attraverso l’apertura di una partita IVA.

Aprire partita IVA consente al soggetto di diventare a tutti gli effetti un lavoratore autonomo, con tutti gli oneri e i benefici connessi.

Vediamo come si differenziano le attività di lavoro autonomo.

La partita Iva per un professionista

L’articolo 53 del DPR n. 917/86 definisce come redditi da lavoro autonomo quelli che derivano dall’esercizio di arti e professioni.

Per esercizio di arti e professioni si intende l’esercizio per professione abituale, ancorchè non esclusiva, di attività di lavoro autonomo diverse da quelle considerate nel capo VI. compreso l’esercizio in forma associata di cui alla lettera c) del comma 3 dell’articolo 5. Sono inoltre redditi di lavoro autonomo:

  • I redditi derivanti dalla utilizzazione economica, da parte dell’autore o inventore, di opere dell’ingegno, di brevetti industriali e di processi, formule o informazioni relativi ad esperienze acquisite in campo industriale, commerciale o scientifico, se non sono conseguiti nell’esercizio di imprese commerciali;
  • Le partecipazioni agli utili di cui alla lettera del comma 1 dell’articolo 41 quando l’apporto è costituito esclusivamente dalla prestazione di lavoro;
  • Le partecipazioni agli utili spettanti ai promotori e ai soci fondatori di società per azioni, in accomandita per azioni e a responsabilità limitata;
  • Le indennità per la cessazione di rapporti di agenzia;
  • I redditi derivanti dall’attività di levata dei protesti esercitata dai segretari comunali ai sensi della legge 12 giugno 1973, n. 349.

I soggetti che effettuano queste attività in modo abituale nel tempo sono tenuti obbligatoriamente ad aprire partita IVA ed esercitare professionalmente l’attività. Soltanto nel caso in cui l’attività sia sporadica, quindi, non protratta nel tempo questi soggetti hanno la possibilità di emettere delle ricevute per prestazioni occasionali.

Tali ricevute consentono di evitare l’apertura della partita Iva, ma soltanto se l’attività di lavoro autonomo prestata non sarà effettuata una seconda volta nell’arco dell’anno.

La partita Iva per artigiani e commercianti

La categoria degli artigiani e quella dei commercianti comprende i soggetti che effettuano attività di realizzazione di prodotti od oggetti e che li rivendono tra il pubblico.

Rientrano in questa categoria sia i tanti soggetti che realizzano oggetti e li vendono nei mercatini, ma anche i soggetti che vendono sui vari Marketplace presenti nel Web (Amazon, Ebay, etc).

Questi soggetti, che spesso operano senza alcuna regolamentazione dovrebbero essere informati del fatto che esercitando un’attività di tipo commerciale in forma abituale, sono tenuti obbligatoriamente ad aprire partita IVA, fin dal momento di avvio della loro attività.

Aprire partita IVA, in questo caso, non è una facoltà ma un obbligo ben preciso. Questo a prescindere dal volume di vendita raggiunto nel corso dell’anno.

Un artigiano o un commerciante, infatti, quando esercita l’attività deve farlo seguendo la normativa fiscale e previdenziale in materia, non potendo certo improvvisarsi tale, sia per gli effetti e le responsabilità in cui potrebbe incorrere (imposte e contributi evasi), sia per tutelare i clienti in caso di resi del prodotto.

Come si apre partita Iva?

Aprire partita Iva è una cosa molto semplice e assolutamente gratuita. In termini tecnici la partita Iva è un codice che si compone di 11 numeri: i primi 7 vanno a indicare il contribuente, mentre i seguenti 3 identificano il Codice dell’Ufficio delle Entrate competente, mentre l’ultimo, infine, ha carattere di controllo.

Per aprire partita IVA è necessario comunicare all’Agenzia delle Entrate l’inizio della propria attività, entro 30 giorni dal primo giorno di attività, con apposita dichiarazione.

Comunicazione redatta su modello AA9/7 (ditta individuale e lavoratori autonomi) oppure modello AA7/7 (società): entrambi i modelli si possono scaricare dal sito dell’Agenzia delle Entrate.

Solitamente, al fine di evitare possibili errori di compilazione nella scelta del regime fiscale da applicare e nel determinare il vostro codice attività è opportuno farsi assistere in questa procedura dal vostro Commercialista di fiducia.

Presentazione del modello all’Agenzia delle Entrate

La presentazione del modello per aprire partita Iva può essere effettuata con una delle seguenti modalità:

  • Recandosi presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate con apposito documento di riconoscimento;
  • Invio con raccomandata con ricevuta di ritorno, con in allegato fotocopia del documento di riconoscimento;
  • Invio per via telematica, tramite il software apposito che si scarica dal sito dell’Agenzia delle Entrate.

Quando si apre partita Iva, è necessario scegliere il codice ATECO che si riferisce alla nostra specifica attività. Individuare il giusto codice per la vostra attività è indispensabile sia per essere correttamente qualificati come professionisti, artigiani o commercianti, sia per poter essere iscritto alla corretta categoria o cassa professionale di appartenenza.

Quali sono i costi annui di una partita Iva?

Aprire partita Iva non costa nulla, ma vi sono da considerare le spese di mantenimento, che possono esser anche sostanziose.

  • Regime di Contabilità ordinaria: chi apre una partita IVA a regime di contabilità ordinaria deve guadagnare abbastanza in generale, al fine di affrontare comodamente le spese di gestione.
    Chi deve iscrivere una ditta alla Camera di Commercio, pagherà all’istituto una quota che si aggira attorno agli 80-100 euro l’anno; a questa spesa va aggiunto naturalmente il costo del commercialista (circa 1.000 euro l’anno), e i contributi INPS. Da non sottovalutare anche il pagamento delle imposte Irpef e Irap, calcolate rispettivamente sul reddito e sul valore aggiunto prodotto.
  • Regime forfettario: implica la tassazione agevolata del 5% per i primi 5 anni (ove ricorrano i requisiti per il regime forfettario startup) e del 15% dal sesto anno, mentre i contributi Inps graveranno per il 27% sul reddito di impresa.

Consulenza per apertura della partita Iva

Se avete bisogno di aiuto per capire se nel vostro caso si renda necessaria l’apertura di una partita Iva contattateci. Saremo lieti di rispondervi nel più breve tempo offrendovi la nostra consulenza.

Un commento su “Aprire partita Iva: perché nessuno vuole farlo?”

  1. Buongiorno,
    Volevo delle informazioni utili per capire se, nel mio caso, sia necessaria l’apertura della partita iva. Comincio a svolgere l’attività in un’azienda che si occupa di revisione e consulenza aziendale,Dopo il tirocinio curriculare, sarò inserita con uno stage di 6 mesi, al termine di questi mi richiedono l’apertura della P.I.

    Rispondi

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